Qualche considerazione sullo scambio Meloni-De Luca a Caivano

Dino Amenduni
2 min readMay 29, 2024

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1. Meloni si era chiaramente preparata l’uscita con anticipo e non ha improvvisato. Il che ci dice tre cose: a. per De Luca era quasi impossibile avere una risposta pronta in tempo reale (ma non ha comunque replicato nemmeno a freddo, decidendo di perdere questa battaglia “retorica”) b. Meloni ha deciso di polarizzare ulteriormente la campagna delle europee su di sé (su questo torno più avanti) c. il suo vero punto debole resta sempre lo stesso: rosica tantissimo.

2. Per la prima volta — che io ricordi — qualcun* si rivolge a De Luca utilizzando proprio il linguaggio greve di De Luca. Sarà interessante capire se a questo punto il presidente della Campania cambierà registro o se al contrario troverà quel “sono quella stronza della Meloni” come una specie di tributo definitivo del suo modo di fare comunicazione.

3. A chi dice che questa uscita è uno scadimento delle istituzioni e della comunicazione istituzionale mi viene da rispondere così: a. se è vero per Meloni, è ancor più vero per De Luca che usa un certo tipo di linguaggio da anni ed è sempre rimasto nel PD b. è una deriva che non si fermerà, è un effetto collaterale della politica pop. Se i politici ambiscono ad “assomigliare” ai cittadini per ridurne distanza e sfiducia, lo faranno anche nel linguaggio. E siccome “il popolo” parla proprio così… c. non è più un tema di interesse popolare da anni, Donald Trump insegna. Servirebbe un’inversione a U rispetto a un certo modo di fare comunicazione, ma non si vedono all’orizzonte personalità con la voglia di farlo e soprattutto non c’è alcuna garanzia sul risultato.

4. Continuo a trovare questa forzatura di Meloni sulle Europee azzardata. Azzardata perché inutile (Lega e Forza Italia difficilmente supereranno il 10%, con Salvini che rischia la poltrona di segretario della Lega, tra l’altro), azzardata perché estremamente volatile in termini politici (Renzi 2014, Salvini 2019. Tanti voti non sono bastati a proteggerli dagli errori successivi), azzardata perché qualsiasi risultato non straordinario sarà considerato un fallimento personale della stessa Meloni la quale avrebbe avuto molto più agio nel rivendicare un successo (anche in un eventuale mantenimento, senza avanzamenti, delle percentuali delle politiche 2022) se avesse mantenuto un profilo basso; azzardata perché dovrà passare attraverso una campagna referendaria su una riforma costituzionale e il rischio della polarizzazione pre-referendum lo abbiamo misurato da vicino nel 2016: molti tra quelli che hanno votato no allora, lo fecero per votare contro Renzi, più che contro la riforma che proponeva.

5. Effetto collaterale: dei contenuti della visita a Caivano non si parla più. Non so se Meloni sia esattamente contenta di ciò.

6. Proprio ieri Schlein ha invitato Meloni a ‘uscire dal palazzo’, con lei in uno dei contesti più difficili d’Italia: non proprio la migliore scelta di tempo possibile.

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Dino Amenduni

Socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)