Prima che cali il sipario sull’affaire Meloni-Giambruno

Dino Amenduni
4 min readOct 21, 2023

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La stampa internazionale.

1. Era una notizia meritevole della copertura che ha ricevuto, anche se nel frattempo potremmo essere alle porte della Terza Guerra Mondiale (se non ci siamo già dentro)? Per me, indiscutibilmente, sì. E il motivo è sempre lo stesso — nel senso che ne ho già scritto qualche mese fa, dopo la prima cacata di Giambruno come conduttore tv: era il nostro first gentleman, il nostro Michelle Obama. Tutto ciò che ha detto e fatto in questi mesi ha avuto una rilevanza pubblica e politica, nazionale e internazionale, che piaccia o meno (anche a Meloni). L’ambasciata cinese avrà certamente preso appunti sulla frase ‘la Cina mi fa cacare’ mentre si dissertava di Blu Estoril, giusto per fare un esempio. E ne chiederà conto alla nostra premier, prima o poi.

Ieri questa storia era giustamente (per me) rilevantissima, oggi è ancora rilevantina, da domani sarà archeologia (salvo sviluppi con implicazioni politiche che, al momento, tenderei a escludere. Nessuno ha interesse a tirarla per le lunghe, qualsiasi sia il retroscena che ha portato a ciò che abbiamo visto e sentito).

2. A tal proposito: sapremo mai com’è andata davvero, e cioè se c’è stato un disegno di Mediaset per mettere Meloni in difficoltà, se Antonio Ricci è andato a ruota libera, se hanno provato a frenarlo, se la premier sapesse e da quanto, se davvero fossero stati allertati i servizi segreti dell’esistenza dei fuorionda di Striscia La Notizia (e nel caso, sarebbe sempre per lo stesso motivo: perché Andrea Giambruno era uno degli uomini più potenti d’Italia). A leggere i giornali di oggi, la risposta è no: le versioni discordano. E in assenza di certezze, emerge il rasoio di Occam e anche un’altra domanda: è davvero così importante, a questo punto, sapere perché quei fuori onda siano usciti?

3. Me lo chiedo perché credo — e scusatemi se torno per l’ennesima volta su Giambruno — che la vera notizia stia nel comportamento di un uomo totalmente privo di intelligenza emotiva, incapace di fare un passo indietro nemmeno quando la sua compagna è presidente del Consiglio, totalmente privo di freni inibitori nonostante il potere di cui disponesse (anzi, lo agiva per molestare altre donne nella redazione in cui lavora, o forse sarebbe più corretto dire lavorava). I protagonisti di questa vicenda melmosa (strano!) sono due uomini: l’oggetto dei fuorionda e chi ha deciso di mandarli in onda. Chissà se hanno pensato per un solo secondo a una bambina, chiamata Ginevra, a cui rischiano di aver rovinato la vita per sempre, ciascuno per la sua parte di responsabilità.

4. Sul post con cui Meloni ha annunciato la fine della sua relazione: premesso che non sono un appassionato di estetica (il mio abbigliamento lo testimonia da generazioni e continuerà a farlo) e combatto da anni l’abuso di formalità nella comunicazione istituzionale sul lavoro, e quindi non provo nessun tipo di fastidio nel fatto che la presidente del Consiglio usi i suoi social senza una particolare levitas per lasciare il suo compagno, faccio una breve analisi tecnica. Prima parte perfetta, fino al passaggio sulla figlia e l’amore da parte di un padre, che lei (Meloni) non ha mai avuto (l’inciso migliore di tutto il post). Poi diventa una telenovela sudamericana mista a ‘meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora’ con alcune discutibili digressioni dal punto di vista delle leggi della fisica. Si fosse fermata a metà post sarebbe stato perfetto. Ma comunque trovo la questione marginale rispetto al resto.

5. Meloni ne trarrà vantaggio? Nell’immediato certamente sì. Il consenso della Presidente del Consiglio è principalmente pre-politico. Nei sondaggi in cui si chiedono i motivi del voto a lei e a Fratelli d’Italia emergono sempre tratti caratteriali e mai elementi della sua azione di governo, sin qui abbastanza disastrosa. Se tanto mi dà tanto, il serbatoio della pre-politica ieri sarà stato riempito di elementi valoriali archetipici: la donna che si ribella all’uomo molesto, la vendicatrice di chi almeno una volta nella vita si è imbattut* nelle corna o nel viscidume, la persona che nel pieno di una crisi internazionale clamorosa (mentre vi scrivo, Meloni è con Netanyahu) deve perdere tempo dietro un deficiente. Le possibilità di immedesimarsi con anche solo una di queste tre cose tendono all’infinito, nel senso che almeno una volta ‘sarà capitato anche a voi’…

6. A chi dice che Meloni ne uscirà indebolita perché ha dimostrato di aver perso dieci anni dietro a un coglione: alzi la mano chi non mai fatto lo stesso errore (in amore, in famiglia, sul lavoro, in amicizia) almeno una volta nella vita. Altra benzina nel serbatoio dell’empatia della pre-politica (poi chiaramente con la pre-politica non si campa all’infinito, altrimenti Berlusconi non avrebbe perso due campagne elettorali pur controllando il paese dal punto di vista mediatico), quindi per me il beneficio è certo ma è altrettanto certo che sarà di breve termine.

7. Meloni non aveva titolarità a esprimere giudizi morali su cosa sia o non sia una famiglia già prima di questo episodio. Rispetto a questa variabile, la sua vicenda personale non cambia nulla a meno che non si voglia attribuire a una donna le colpe di un uomo (na cosa nova).

8. Ieri per me l’opposizione avrebbe dovuto tacere. Schlein ha fatto benissimo a non dire una parola, lo stesso non si può dire per molti esponenti del suo partito e per altri esponenti di altri partiti. Perché va bene tutto, ma comunque c’è una coppia che si lascia in modo dolorosissimo e una figlia che ci rimane in mezzo. Oggi già sarebbe stato diverso (ma comunque mi sarei concentrato esclusivamente su Giambruno), da domani si spera di poter parlare di nuovo di altro.

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Dino Amenduni
Dino Amenduni

Written by Dino Amenduni

Socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)