La pressione social(e): Instagram e la dismorfia digitale

Dino Amenduni
3 min readJun 4, 2020

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Una ricerca italiana rivela che le strategie di rappresentazione del proprio corpo su Instagram possono portare ad ansia e a meccanismi di auto-manipolazione dell’immagine digitale.

La disformia digitale è “la discrepanza tra gli standard di bellezza femminile ideale imposta dai social media e il reale aspetto delle donne’. La disformia digitale si manifesta attraverso la modifica e la correzione di immagini in cui si alterano parti del proprio corpo ritenute non desiderabili, attraverso software come Photoshop, e prima della pubblicazione sui social media” (qui il paper originario del 2016 da cui è tratta la definizione).

Photo by Rohan Pandavadra on Unsplash

Un gruppo di ricerca tutto italiano e tutto femminile (Valeria Verrastro, Lilybeth Fontanesi, Francesca Liga, Francesca Cuzzocrea, Maria Cristina Gugliandolo) ha pubblicato da poco un paper (lo trovate qui) in cui si condividono i risultati di un’analisi condotta tra 621 studenti di età compresa tra i 13 e i 21 anni, di cui il 61% di sesso femminile, per misurare la relazione tra “l’uso di Instagram, l’internalizzazione degli standard di bellezza, la pressione sociale per aderirvi, e l’ansia legata alla rappresentazione dell’immagine del proprio corpo”.

Le ipotesi di ricerca

Lo studio mirava a verificare:

  • le abitudini di utilizzo di Instagram e le eventuali differenze tra uomini e donne;
  • nello specifico, il rapporto tra la rappresentazione del proprio corpo, le attitudini nei confronti del concetto di ‘apparenza’ e l’uso di Instagram;
  • la possibilità che esista una correlazione tra la scelta di modificare le immagini originali attraverso strumenti come Photoshop e l’esperienza di vissuti di ansia collegata al bisogno di uniformarsi ad aspettative e stereotipi sociali considerati “standard” su Instagram.

Le ipotesi di ricerca erano le seguenti (va ricordato: all’interno di un campione di persone di età tra i 13 e i 21 anni):

  • le donne tendono a modificare più di frequente le rappresentazioni del proprio corpo rispetto agli uomini;
  • chi modifica le proprie immagini è più soggetto a stati di ansia rispetto al proprio corpo e agli stereotipi di bellezza;
  • le donne che modificano le proprie immagini vivono stati di ansia comunque superiori agli uomini che adottano lo stesso tipo di comportamento.

I dati più significativi della ricerca

  • Le donne aprono un account Instagram a un’età più bassa rispetto agli uomini e passano più tempo a caricare immagini o a osservare quelle caricate dagli altri utenti;
  • Poco più della metà del campione (con differenze tutto sommato marginali tra uomini e donne) non rende pubblici i contenuti caricati. Sono dunque visibili solo alle persone autorizzate dall’utente;
  • le donne sono più propense a caricare selfie rispetto agli uomini, che a loro volta preferiscono i meme;
  • Le donne utilizzano più di frequente filtri e programmi di modifica delle foto; inoltre tendono a caricare maggiormente la stessa immagine su diverse piattaforme;
  • un utente su tre, sia tra gli uomini sia tra le donne, “vorrebbe avere più follower”;
  • le differenze tra donne e uomini sono significative solo in riferimento a due aspetti: i vissuti di ansia rispetto al proprio corpo e l’internalizzazione degli stereotipi di bellezza promossi da Instagram;

Conclusioni

  • È vero che esiste un elemento di disformia digitale tra gli adolescenti;
  • È vero che esiste una correlazione tra i vissuti di ansia rispetto al proprio corpo e la scelta di rappresentarsi su Instagram utilizzando filtri o strumenti di modifica delle immagini;
  • È vero che esiste un processo di interiorizzazione di stereotipi di bellezza e che questo comporta un aumento di ansia e dunque un aumento della possibilità di utilizzare strumenti di modifica della rappresentazione digitale del proprio corpo;
  • È vero che esiste una sorta di circolo vizioso tra l’interiorizzazione di questi stereotipi e l’utilizzo di immagini (talvolta modificate con software appositi) che vanno a confermare ulteriormente quegli stereotipi. Ed è qui che bisogna lavorare, a livello culturale ed educativo, per evitare che il circolo generi livelli di ansia sempre crescenti negli adolescenti;
  • Non è vero che esistono differenze significative tra donne e uomini. La pressione sociale rispetto alla bellezza, dunque, riguarda tutti (gli adolescenti).

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Dino Amenduni
Dino Amenduni

Written by Dino Amenduni

Socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)