Biden-Trump e i confronti politici nell’era della spezzettabilità

Dino Amenduni
3 min readJun 29, 2024

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Joe Biden ha perso il primo confronto televisivo per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 5 novembre 2024.

Premessa: sulla questione ‘ritiro di Biden’ credo che si stia correndo moltissimo e mi colpisce il posizionamento stentoreo di tutti i media liberal americani. Le frasi che sto ripetendo più spesso alle persone con cui ne sto parlando nelle ultime ore sono “è lunga” e “salva tutto”. Poi chiaramente fatelo anche con me, magari stasera il quadro cambia di nuovo e io appena scritto una cacata :D

Tornando seri: mancano così tante variabili all’analisi su cosa è successo ai margini del confronto (e su quanto un confronto televisivo pesa nel 2024. Spoiler: meno di prima), sugli ultimi 10 anni della storia degli Stati Uniti, sulle reali condizioni di salute di Biden, sulla tenuta politica e mediatica di Trump da qui a novembre, sulle strategie dei team di comunicazione di entrambi i candidati da rendere impossibile, a mio avviso, un ‘dentro o fuori’ oggi, nonostante un confronto surreale nei contenuti e tecnicamente disastroso per Biden.

Però possiamo comunque già dire qualcosa (l’ho fatto ieri pomeriggio a Nessun Luogo è Lontano — Radio 24), dal minuto 8 circa trovate l’intervista qui.

1. Lo staff di Biden ha commesso un errore gravissimo, pensando di tenere a bada Trump: ha accettato un confronto con tempi contingentati (due minuti massimo per risposta) e con il microfono spento quando l’avversario parlava. In una gabbia così rigida, la competizione è tra attori più che tra politici. Se perdi il filo del discorso (e a Biden succede, e non è un mistero) diventa una catastrofe, come poi è effettivamente successo.

2. I confronti politici contemporanei, nell’era della “spezzettabilità”, richiedono due tipi di preparazione che oramai hanno lo stesso peso specifico: saper concentrare il succo del discorso politico in due minuti (difficilissimo) e preparare frasi secche, “soundbite”, contrattacchi o vie d’uscita immediate, perché (come sta accadendo) poi del confronto non rimangono le risposte strutturate o una valutazione dei 90 minuti complessivi, ma sequenze da 10–15 secondi al massimo. Trump ha vinto il confronto e ha mandato al tappeto Biden con una sola frase, dopo che Biden si è incartato sull’immigrazione: “Non ho capito cosa ha detto [Biden] e forse non lo ha capito nemmeno lui”

3. Il vero elefante politico nella stanza di tutta questa vicenda è l’inconsistenza politica di Kamala Harris in questi 4 anni. Una via d’uscita ordinata rispetto a questa situazione sarebbe stata relativamente semplice se Harris avesse avuto la struttura per ricevere in corsa il testimone da Biden. Ma questa struttura, durante il suo mandato da vicepresidente, non è mai emersa. Ed è per questo che adesso è tutto infinitamente più complicato.

4. Ho forti dubbi che il confronto in sé abbia ‘spostato’ voti, se per ‘spostato’ si intende il trasferimento da Biden a Trump e viceversa. Attendo i prossimi sondaggi per capire se mi sbaglio. A sensazione è emerso però il confronto tra un mentitore seriale e una persona in difficoltà; uno scontro tra debolezze, oramai un classico della politica contemporanea. Mi aspetto, piuttosto, che il confronto nella sua interezza possa favorire una tendenza alla diserzione al voto.

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Dino Amenduni
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Written by Dino Amenduni

Socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)

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