Un retroscena giornalistico — sin qui né confermato né smentito — accenna alla possibilità di un ripensamento della strategia digitale del presidente del Consiglio. Sarebbe un errore o una scelta corretta/inevitabile?
Il 7 aprile 2021 è apparso, sul Fatto Quotidiano, un retroscena di Giacomo Salvini che alluderebbe alla possibilità di una maggiore strutturazione della comunicazione digitale di Mario Draghi — come capo del Governo più che come personalità politica individuale. A due mesi dal suo arrivo a Palazzo Chigi, e dopo una serie piuttosto lunga di articoli che hanno messo in luce l’assenza sui social media del Presidente del Consiglio…
I dati di una ricerca GlobalWebIndex sottolineano ciò che già si sa ma che troppo spesso si fa finta di non considerare: i consumatori sono prima di tutto persone, poi (eventualmente) portafogli.
Da qualche tempo ho la sensazione, in verità piuttosto spiacevole, che — contrariamente a ciò che a intervalli regolari si sostiene- non siano le idee a mancare nel dibattito pubblico, quanto la loro effettiva realizzazione.
Molti problemi (a partire dal perché il capitalismo per come lo conosciamo non funziona più, a meno che non si voglia considerare fisiologico un sistema economico che produce e non attenua le diseguaglianze…
Il quesito con cui il M5S sta chiedendo agli iscritti a Rousseau se siano d’accordo con l’ingresso nel governo Draghi è una grande occasione per ragionare del potere di chi fa design dell’informazione e anche per parlare di economia comportamentale.
(quanta grazia, direte voi).
Parto dal quesito su cui oggi si voterà dalle 10 alle 18:
Il quesito contiene volutamente tre elementi di distorsione:
1. Il ‘super-Ministero della Transizione ecologica’ è qualcosa di cui Draghi non ha (ancora) parlato e non è detto che sia affidato al M5S. …
Breve storia di un sondaggio che potrebbe condizionare la realtà parlamentare delle prossime settimane pur basandosi su uno scenario, al momento, inesistente.
Il dato più rilevante di queste ore, a mio avviso, riguarda la stima resa nota dall’istituto di ricerca SWG sul potenziale elettorale di Giuseppe Conte come eventuale leader di un partito da lui fondato. Secondo questo sondaggio, il “partito di Conte” otterrebbe il 16% alle prossime elezioni, diventando così la seconda forza politica (seppur di poco) per consenso.
Questa tabella inoltre ci direbbe che:
La politica che coinvolge le proprie comunità nei meccanismi di costruzione delle identità dei luoghi può ottenere risultati molto migliori rispetto a un bello spot e a una bella foto.
(sintesi del mio intervento per Trentino Brand New 2020)
Sono un cittadino pugliese. Fino a una ventina d’anni fa la nostra rappresentazione nel mondo poteva essere sintetizzata con l’accento di Lino Banfi nei suoi film, e la convinzione che tutti i pugliesi parlassero con quell’accento. (no, non è così, abbiamo problemi con le vocali ma di diversa natura. Hint: provate a farmi pronunciare Coca-Cola)
La Puglia era la Regione delle…
Le città avevano chiesto il (migliore) tempo delle persone in cambio della promessa di un’alta qualità della vita: perché questo scambio non funziona più — e perché, forse, non è un dramma.
Questo post è un commento a una pubblicazione molto interessante a cura di Davide Agazzi, Stefano Daelli e Matteo Brambilla che trovate sul sito www.cittadalfuturo.com e che si prefigge il compito di valutare perché le metropoli stanno vivendo la crisi di senso in cui sono immerse da mesi (è di ieri la notizia delle trecentomila famiglie che hanno deciso di lasciare New York per cercare fortuna, e costi…
Ha funzionato il modello opposto rispetto a ciò a cui siamo abituati nel nostro paese: niente toni urlati e radicalità nella proposta politica.
Perché interessarsi alle elezioni politiche in Nuova Zelanda, un paese così lontano da noi e con “soli” cinque milioni di abitanti?
Ci sono un sacco di motivi, in verità.
In primo luogo, la storia è interessante per le modalità con cui si è arrivati a questo risultato.
Jacinda Ardern è la prima premier della storia del suo paese che non avrà bisogno di una coalizione per governare. Ha vinto infatti col 49.7% dei consensi, e in Nuova…
Perché prima del primo lockdown non si avevano riferimenti su quanto potesse durare, sulle conseguenze sulla vita delle persone, perché non era stata sperimentata la fatica di quella fase. Ora tutto questo è molto chiaro, fa paura, e porta dunque a una minore disponibilità da parte dei cittadini ad accettare un ipotetico lockdown, anche se fosse l’unica soluzione possibile a ridurre i contagi;
Perché a differenza della prima ondata, in cui il Governo fu giustificato da una fetta significativa dell’opinione pubblica per aver gestito l’imponderabile, c’è la sensazione (parlo sempre di percezione dell’opinione pubblica, non ho le competenze necessarie a…
Una ricerca di aprile 2020, realizzata da un team multidisciplinare, dimostra che l’esposizione dei cittadini americani alla disinformazione online è del tutto marginale (l’1% al massimo). Le questioni aperte, comunque, non mancano.
Da qualche anno da questa parte — per semplificare, da quando Donald Trump ha vinto le elezioni americane nel 2016 — è iniziata una lunga, costante, approfondita “campagna contro le fake news”. La tesi implicita, mai realmente dimostrata, è che Trump abbia vinto prima di tutto grazie all’utilizzo massiccio di meccanismi di disinformazione, in particolare sui media digitali. …
Socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)